Nel XIV secolo, Putignano venne frequentemente razziata dai saraceni portando scompiglio e povertà.
Dopo l’ennesima incursione, un uomo ebbe un’idea brillante per scampare alla razzia. Pare non avesse nome; o almeno, nessuno lo ricordava. Ma tutti lo chiamavano Farinella, poiché era fornaio e si distingueva dall’eccezionale naso rosso che aveva, felice effetto del vinello che buttava giù.
Le cose andarono così. Avvertiti dell’arrivo dei saraceni tutti gli abitanti si riunirono in piazza per decidere il da farsi: c’era chi voleva scappare in campagna e c’era chi voleva dar battaglia. Ci fu un gran discutere finché Farinella, alzò la mano e disse la sua.
“Non c’è bisogno né di abbandonare le nostre case, né di rischiare la vita. Li faremo cadere in un tranello. Da poco è passata la peste ma la paura no. Allora fingeremo di avere un morbo sconosciuto. Ci spalmeremo sul corpo la farinella così i saraceni crederanno di trovarsi davanti a delle pustole. Poi, qualcun altro dovrà mettersi i vestiti delle guardie cittadine, rossi e blu, e dei campanelli sia sul cappello che sui piedi. Andrete incontro ai saraceni in veste di messaggeri per avvertirli che la città è in quarantena, perché appestata.”
Tutti rimasero stupiti dal grande piano del fornaio e dopo alcuni minuti di riflessione, si passò a votare. La maggioranza era per attuare il piano di Farinella.
Così quando le guardie cittadine avvistarono i primi cavalli, andarono incontro ai saraceni e riferirono di non entrare in città perché era in quarantena.
I saraceni, scettici, mandarono due uomini a vedere. Non appena misero piede in città e videro i cittadini con le orrende piaghe e i monatti girare coi carretti, decisero per la ritirata.
Farinella, grazie al suo ingegnò, salvo Putignano. Venne festeggiato come eroe cittadino e divenne nella storia della città anche la maschera simbolo del carnevale di Putignano.